Il tema della puntata è una domanda sfidante: dove ti vedi nel 2030?
Dove e come ti vedi tra 11 lunghissimi anni? Se il futuro lo progettiamo nel presente, stiamo creando le condizioni perché sia come vogliamo? O forse la nostra strada è già tracciata e allora nemmeno ci pensiamo?
Il primo ospite, nel 2030, si vede nei suoi luoghi che può chiamare 'casa'. Vorrebbe essere felice e circondata da persone felici. Vorrebbe essere in salute, economicamente indipendente e utile. Vorrebbe soprattutto arrivarci con una "valigia piena" di esperienze, di studi e di persone conosciute.
Il secondo ospite si immagina un 2030 in cui la tecnologia sarà "a portata di essere umano" e in cui non si parlerà più di digital detox perché le persone saranno tornate al contatto con la natura per necessità. Vede passaggi transgenerazionali di esperienze e competenze, dove le figure dei mediatori emotivi e comunicativi saranno imprescindibili (lui si vede tra questi).
Priel non sa dove sarà nel 2030. Al momento pensa prima di tutto ai suoi figli e si fa domande in relazione a loro. Il suo scopo continua a essere la sua autonomia di sistema (in chiave imprenditoriale e non solo) e anche tra 11 anni si vede un connettore di economia e pace nelle comunità e tra le comunità.
Federico, da padre, vorrebbe far provare tante cose diverse a suo figlio. Ma, nella difficoltà di immaginare un futuro positivo, si chiede come si fa a prepararsi a un mondo diverso. E facendo un gioco al contrario, si chiede se il Federico di dieci anni fa avrebbe mai immaginato dove si trova il Federico di adesso.
Enrico tende a guardare oltre il mondo del lavoro e si chiede soprattutto quale sarà la comunità in cui vivrà e quale contributo darà a quella comunità. E si chiede se rimarrà dov'è ora o sarà invece un migrante del XXI secolo.
E tu invece? Dove e come ti vedi nel 2030?
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