Imparare Giocando
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Si può imparare giocando? Siamo ancora capaci di apprendere tramite la parte ludica, che comporta l'interazione con gli altri? C'è una dimensione nella quale riusciamo a imparare a prescindere da quelli che sono i contenuti della formazione che riceviamo?


I nostri due ospiti di oggi sono entrambi formatori.


La prima ospite, Stefania, utilizza il gioco moltissimo per stare meglio nel suo quotidiano. Il gioco è inteso come ironia e leggerezza, in quanto veicoli che servono per entrare in sintonia con gli altri. Ma Stefania utilizza il gioco anche nei suoi corsi di di formazione, connessi al teatro e all'umorismo, che aiutano le persone a fare un qualcosa di rarissimo: divertirsi.


Il secondo ospite, Riccardo, facilita dinamiche di processo utilizzando il Design Thinking e Lego Serious Play, due strumenti che tramite il divertimento aiutano ad amplificare il pensiero 'divergente' dei partecipanti che aiuta a sviluppare il pensiero 'convergente'. Questi strumenti permettono di sbagliare in quello che è un ambiente sicuro, che accoglie l'errore come passo fondamentale per avviare e intraprendere un sentiero proprio.


Priel ricorda che ci sono cose che fai con molta leggerezza, che ti portano molto lontano. Il contrario di leggerezza non è serietà, ma pesantezza. E chi di noi vuole fare formazione pesante? Giocare ci fa stare bene. Se il formatore ci fa giocare, assoceremo ciò che abbiamo imparato a una sensazione positiva, e quindi sarà più facile ricordarlo in futuro. E poi… che senso ha prendersi sul serio? Tanto prima o poi torniamo tutti sotto terra. Prenditi un po' in giro! :)



Federico cita Mark Rober, https://www.youtube.com/user/onemeeeliondollars che fa formazione scientifica tramite video "giocosi" su Youtube. Mark parla del suo metodo in un intervento al TEDx e lo definisce "effetto Super Mario". Ossia, anche compiti tediosi e difficili, possono diventare irresistibili se visti come un gioco, una sfida da superare. Il focus non è più l'errore e la paura di sbagliare, ma il piacere di trovare un modo diverso per arrivare "al prossimo livello".



Enrico ricorda due sue importanti esperienze, nelle quali ha sperimentato l'importanza di un apprendimento frutto di creatività, interazione con gli altri, improvvisazione, teatralità e confronto pratico. E stimola i formatori di oggi a domandarsi quanti corsi siano basati solo sui contenuti invece che anche sulla dinamico coinvolgimento dei partecipanti.



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