Quando non siamo contenti di qualcosa nella nostra vita, dobbiamo cambiare qualcosa. Altrimenti nulla cambia e noi continuiamo a rimanere insoddisfatti.
Ma dove cambiamo? All'interno di noi stessi? O all'esterno?
Enrico torna indietro di qualche anno e racconta l'origine di una sua esperienza di grande cambiamento, iniziata sia da un profondo dialogo con se stesso. Può sembrare banale, ma la nostra predisposizione serena interna ha un effetto sul mondo esterno.
Federico ha poche certezze e molte domande. La sua sensazione è che la nostra parte interiore assomiglia alla
vision e quella esterna alla
version. Anche nei casi in cui l'evoluzione della realtà sembra non dipendere totalmente da noi, dipende invece spesso da noi e dal modo con cui stabiliamo e produciamo azioni concrete.
Priel sostiene che se l'azione del cambiamento non può comportare un cambiamento della nostra essenza (di ciò che noi siamo), allora dobbiamo cambiare qualcosa nel mondo esterno. Per lui ci sono 3 passaggi fondamentali da seguire: osservare noi stessi (quindi la realtà), ascoltare noi stessi (quindi la realtà) e infine lasciar accadere che cambino le cose che devono cambiare.
Il primo ospite, Paolo, si basa su due piani: il primo riguarda il punto di osservazione verso noi stessi. Solo che... non esiste un 'esterno', dato che l'esterno è un riverbero del nostro 'io' interiore. Il secondo piano invece riguarda il cambiamento dell'ambiente circostante che non muterà mai in modo duraturo se prima non cambiamo internamente.
Il secondo ospite, Vid, ricorda che il nostro centro visivo raccoglie più informazioni dalla nostra parte emotiva e mnemonica che non dagli occhi: noi quindi interpretiamo la realtà molto più di quanto pensiamo. Molto spesso allora , se non ci piace quello che troviamo nella realtà esterna, potremmo avere bisogno di 'modifiche' interiori.
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