"Disapprovo quello che dite, ma mi batterò fino alla morte per il vostro diritto di dirlo" E.B.Hall
Oggi in #Pardes ci chiediamo se condividere la propria opinione sia sempre un diritto. Facciamo riferimento ai recenti atti violenti della destra radicale Americana, ma non solo. È già largamente accettato che si limiti la libertà di espressione quando questa porta all'incitamento alla violenza.
Il problema è però più ampio:
Se sono ignorante su un argomento e non faccio nulla per informarmi veramente, ho diritto a condividere il mio pensiero con gli altri e influenzarli di conseguenza?
Se non mi sono informato su ciò che è scientificamente provato in un vaccino, è giusto che esprima il mio dissenso online e influenzi così l'opinione degli altri?
La libera circolazione di idee è un pilastro che trasforma un gruppo di umani in una società. Ci troviamo però in territori nuovi e inesplorati. Le piattaforme digitali moltiplicano l'estensione, la velocità e l'impatto della voce di ognuno di noi. E l'incentivo che abbiamo quando pubblichiamo le nostre opinioni non è verso la #verità ma verso la #viralità
Ognuno di noi è influenzato, ma è anche influenzatore. E il nostro cervello tende a notare di più le opinioni (ricordandole come se fossero dei fatti) che confermano le nostre paure e credenze pregresse. La conseguenza? Le notizie false si diffondono di più di quelle vere.
Oggi in Pardes ci poniamo alcune "piccole" domande:
Come si stabilisce quando un'opinione sia da limitare?
Chi dovrebbe essere il controllore?
E chi controlla il controllore?